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L'immagine che vedete qui a lato, pubblicata su Nature, è quella del cervello di un volontario che ha accettato di sottoporsi a un esperimento condotto al Dipartimento di Psicologia dell'Università di New York . A lui, e ad altri 14 soggetti, è stato chiesto di immaginare di vincere una grossa cifra o di ricevere un premio. E mentre lui si vedeva sul podio, con il pubblico che applaudiva, i ricercatori, guidati dalla neuropsicologa Elisabeth Pelphs. hanno analizzato il suo cervello con la risonanza magnetica funzionale. L'immagine ci dice che quando si ha un pensiero positivo si attivano le aree del nucleo cingolato anteriore e dell'amigdala; quelle cerchiate in rosso.
Secondo i ricercatori, queste due aree sono collegate all'ottimismo, qualità che nello studio è stata valutata con un questionario. La risonanza magnetica ha infatti svelato che nel cervello dei più ottimisti l'attivazione del nucleo cingolato e dell'amigdala, in risposta a pensieri positivi, era più intensa che nei pessimisti. E non sembra un caso che studi precedenti abbiano osservato, nel cervello dei depressi, anomalie nella struttura e nell'attività di queste due zone.

Ma a che cosa servirebbe l'ottimismo? Gli autori dello studio hanno provato a dare una risposta: "Aspettarsi che accadano eventi positivi" si legge nello studio "può servire per motivarci e orientare i nostri comportamenti presenti al raggiungimento degli obiettivi futuri".

Edito da Moebius (rivista di scienza)

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